Hai detto gamberetti vegani? No, impossibile! I gamberetti sono degli animali, non sono vegan!

Ebbene, non siamo impazziti improvvisamente. Esistono anche i gamberetti vegani. Li abbiamo ribattezzati gambeVetti. Vi piace il nuovo nome?

Già sento le voci…

“Ma se sei vegano non ti devono mancare gli ingredienti animali!”

“Ma per mangiare i gamberetti vegani allora tanto vale mangiare quelli veri!”

“Ma io non sento il bisogno dei gamberetti vegani!”

Ma… ma… ma…

C’è poco da dire ma e lo vedremo nel seguito di questo articolo. Cercheremo di rispondere alle tante domande che arrivano sempre sulla questione surrogati senza mai dimenticare però l’unica vera domanda che dovremmo porci:

che male hanno fatto i gamberetti per essere trattati come si fa da  qualche decennio e finire sulle tavole di una società che sta sempre più  dimenticando i bisogni delle altre specie viventi di questo pianeta? Perché devono dare la vita per il nostro piacere?

Noi crediamo che l’unica possibile risposta a questa domanda sia: un futuro vegan. Siamo estremisti? Sì, è possibile. Ne riparleremo tra quarant’anni, se ce ne sarà data ancora la possibilità. Nel frattempo, se siete ancora nel dubbio, proseguite nella lettura.

I GAMBERETTI NELLA STORIA

La parola gamberetto è il semplice diminutivo di gambero, perché più piccolo di questo, e sta a rappresentare

varie specie di crostacei decapodi macruri, che hanno una certa importanza economica come cibo o come esca: posseggono tegumenti molli, zampe e antenne lunghe e nuotano all’indietro. (Treccani)

Già dalla definizione di Treccani capiamo come questo crostaceo sia visto solo ed esclusivamente come funzionale alla nostra specie: cibo o esca. Non esiste di per sé, magari con i suoi bisogni di specie, habitat o altro. No. Esiste solo per noi. Partiamo bene.

Nel settimo secolo, gamberetti e altri frutti di mare costituivano la maggior parte della dieta cinese, e lo fanno ancora oggi. Già nel 1280 Marco Polo commentò l’abbondanza di prodotti ittici nei mercati cinesi, compresi i gamberetti. In tutto l’oriente l’uso di questo animale è molto diffuso. Ma non possiamo dire che lo sia meno negli Stati Uniti o ormai da noi in Europa. La raccolta dei gamberetti negli Stati Uniti risale al XVII secolo, dove i residenti della Louisiana bayou usavano reti fino a 600 metri di circonferenza per raccogliere questo animale. Fino ad arrivare a meccanizzare il processo nel 1917.

A partire dagli anni ’70 del Novecento sono stati costruiti i primi allevamenti che hanno fatto esplodere il settore negli anni ’90 aumentandone la produzione del 60%.

DIAMO I NUMERI

Ebbene sì, perché è uno di quei prodotti sempre più richiesto, pescato e allevato in grandissime quantità. L’allevamento di gamberi e gamberetti rappresenta il 20% del mercato ittico internazionale.  Si stima che il consumo di gamberi in Europa sia di 1,56 chili a testa all’anno, in aumento del 4 per cento negli ultimi cinque anni.

Le catture mondiali di gamberi sono aumentate del 14 per cento tra il 2007 e il 2016, ma si stima che nel 60 per cento dei casi i gamberi che si mangiano nel mondo provengano da acquacolture, una percentuale che sale fino all’82 per cento nel caso dei gamberi tropicali. L’allevamento mondiale dei gamberi ha aumentato la produzione di quasi il 60 per cento negli ultimi dieci anni, periodo nel quale i prezzi sono stati perlopiù stabili e relativamente bassi. Vi ricordate quanto poco fossero acquistabili gamberi e gamberetti negli anni ’80/’90? Oggi li troviamo ovunque a prezzi bassissimi.

Sarebbe ora di dire basta, eppure la crescita è continua e sta causando diverse criticità (se vogliamo sempre vederla solo in ottica antropocentrica).

I principali paesi dai quali arrivano i gamberi importati in Europa sono Ecuador, Argentina, India e Vietnam. Per quanto riguarda il mercato globale, i paesi che pescano più gamberi sono Cina, India e Indonesia, che rappresentano circa il 62 per cento delle catture mondiali, seguiti dall’Argentina, che ha aumentato la produzione di circa il 275 per cento negli ultimi dieci anni. Per quanto riguarda l’acquacoltura, i maggiori produttori mondiali sono Cina, Indonesia e Vietnam, che hanno aumentato la produzione rispettivamente del 59 per cento, del 93 per cento e del 68 per cento negli ultimi dieci anni. (Il Post, 27/10/2019)

Secondo gli ultimi dati elaborati dalla Fao, i gamberi e i gamberetti hanno quote produttive che raggiungono i 3,4 milioni di tonnellate per anno. Principalmente provenienti da Cina, Tailandia, Indonesia, India, Vietnam, Brasile, Ecuador e Bangladesh. (Lifegate, 28/12/2017)

L’INSOSTENIBILITÀ DI PESCA E ALLEVAMENTO

Non si salva né l’uno né l’altro metodo. Perché? Perché in entrambi i casi i gamberetti muoiono (e non solo loro) e perché in entrambi casi è tutto l’ecosistema che ne paga le conseguenze. E anche noi.

La pesca a strascico è una delle tecniche che comportano le maggiori catture accidentali, cioè di specie diverse da quelle che si vogliono pescare. Spesso queste catture superano fino a dieci volte il peso delle catture intenzionali, e riguardano anche specie a rischio, come la tartaruga marina.

Per quanto riguarda l’acquacoltura i problemi riguardano il fatto che i gamberi sono allevati spesso in paesi con scarsi standard, sia per quanto riguarda la sicurezza del cibo sia le condizioni dei lavoratori. In molti paesi l’espansione delle acquacolture di gamberi ha comportato una rapida distruzione delle foreste di mangrovie, tra gli habitat più fragili al mondo e peraltro tra quelle più efficaci per quanto riguarda l’assorbimento di anidride carbonica. Si stima che dal 1980 si sia perso il 20 per cento delle foreste di mangrovie mondiali. (Il Post, 27/10/2019)

Dobbiamo dire altro o è sufficiente?

Ah no, stavamo dimenticando questo:

il problema della facile diffusione di malattie, che spesso si trasmettono anche al di fuori degli allevamenti, e che sono spesso combattute con un esteso uso di antibiotici. (Il Post, 27/10/2019)

negli allevamenti intensivi di gamberi tropicali si fa largo uso di sostanze chimiche, come disinfettanti, pesticidi e antibiotici (anche quelli proibiti in Europa) (Unimondo, 10/08/2014)

Il famoso problema dell’antibiotico resistenza. Ma sì, dai, #chissenefrega. Ne gestiranno le consequenze le generazioni future. L’importante è sfondarsi oggi di qualsiasi tipo di pesce a basso prezzo, eh, mi raccomando!

ARTICOLI DA LEGGERE PER APPROFONDIRE I DATI

Vi segnalo i seguenti articoli se volete approfondire ulteriormente la questione insostenibilità di pesca e allevamento di gamberi e gamberetti. Come noterete, in tutti questi articoli non viene mai menzionata la questione “animale che muore per il nostro egoistico piacere”, ma solo la questione ambientale e di sfruttamento della manodopera. Ma a questo ci pensiamo noi.

Gamberi e gamberetti, il cocktail è di disastri ambientali e schiavitù (Lifegate, 28/12/2017)

Da dove arrivano i gamberi che mangiamo (Il Post, 27/10/2019)

Integrated mangrove-shrimp cultivation: Potential for blue carbon sequestration (National Library of Medecine, Maggio 2018)

European market observatory for fisheries and aquaculture products (Euromofa 2021)

Gamberi e scampi = violazioni dei diritti umani, schiavismo e disastri ambientali (Unimondo, 10/08/2014)

NOI POSSIAMO SCEGLIERE

Se ancora non ce ne fossimo accorti, oggi scegliere si può. Possiamo scegliere di escludere totalmente alcuni ingredienti dalla nostra alimentazione: come atto di empatia verso i gamberetti; come atto di rispetto verso altre specie viventi e i loro habitat; come atto di protesta verso un sistema di sfruttamento altamente aggressivo; come atto di amore verso le generazioni future. Insomma, scegliete voi il perché, ma sceglietelo. Questo non danneggerà né noi né l’assunzione di nutrienti nella nostra dieta, ormai è certo e scientificamente provato da qualche decennio.

E quindi che si fa quando ci prende quella dannata voglia di nostalgia culinaria? Noi facciamo così: quando abbiamo voglia di cocktail di gamberetti, ce lo facciamo con i gamberetti vegani. Non cambia nulla per noi ma fa tutta la differenza per i gamberetti e per il pianeta. E potremo stupire i nostri ospiti con effetti speciali e far scattare in loro, magari, una scintilla su cosa significhi adottare certe scelte nel nostro quotidiano.

Ecco perché è fondamentale che ancora oggi, anzi soprattutto oggi, nel 2023 ci siano sempre più surrogati vegani in commercio. Perché c’è chi riesce a rinunciare a prescindere e c’è chi no. Ed è a questi ultimi che ci rivolgiamo “prendendoli per la gola”!

Ti lascio alla ricetta del cocktail di gamberetti vegani, gambeVetti!

COCKTAIL DI GAMBERETTI VEGANI: 1 RICETTA PER TE

Gamberetti vegani Liveg

Gamberetti vegani Liveg

Come facciamo ad acquistare questi gamberetti vegani? Noi li abbiamo acquistati nel negozio online di Pappatilavita.com (insieme ad altre sfiziosità a base di alghe e non solo, curiosate il sito perché è carinissimo e la spedizione velocissima).

CODICE SCONTO PER L’ACQUISTO SUL SITO PAPPATILAVITA entro mezzanotte del 15 gennaio 2023: MFF-9UEF7BF2

Per noi il cocktail di gamberetti fa parte di quella nostalgia anni 80/90 legato ad eventi casalinghi o lavorativi. Era il piatto delle feste. Con la coscienza di oggi ci piange il cuore a pensare a quante tonnellate di gamberetti siano finiti in quei cocktail. Ma con la ricerca culinaria di oggi è possibile avere dei surrogati che soddisfano la nostra nostalgia canaglia senza andare a disturbare quei benedetti gamberetti che per tutto esistono tranne soddisfare la nostra gola!

Questi gamberetti vegani di Liveg sono a base di estratto d’alghe (più dell’80% è estratto d’alghe). Hanno la stessa consistenza e nel cocktail recitano perfettamente il ruolo di surrogato. Manca il sapore mare ma possiamo ovviare mettendo nella salamoia un’alga prima di usarli. Attenzione però: se i vostri ospiti non amano il gusto mare, lasciateli così come sono, si divertiranno con la consistenza e si godranno il gusto della salsa rosa!

Qui di seguito troverai la ricetta per la maionese con VeggFast (e vedrai che maionese! Una consistenza perfetta, parola di Chef Davide che a metà anni ’90 in gastronomia ne preparava durante il periodo di Natale circa 100 chili al giorno per tutti i piatti di gastronomia di quel periodo).

INGREDIENTI PER LA MAIONESE VEGAN

100g latte soia (almeno 8% di soia e senza zuccheri aggiunti)

4g VeggFast Rosso

3g sale

10g succo limone

200g olio girasole deodorato (attenzione all’olio che usate)

 

INGREDIENTI PER LA SALSA ROSA DI CHEF DAVIDE

25g ketchup

100g maionese vegan (quella fatta sopra)

1g curry dolce

0,2g paprika piccante

10gr cognac (opzional)

cocktail di gamberetti

Et voià, il cockatil di gamberetti vegani è servito!

Guarda qui l’esecuzione della ricetta:

CONCLUSIONI

Esplorare il mondo dei surrogati vegani (come questi gamberetti vegani) vi porterà a scoprire ingredienti fantastici che andranno a sostituire gli animali nei vostri piatti o nei piatti dei vostri ospiti senza che né gusto né nutrienti vengano intaccati. Noi possiamo scegliere, gli animali e altre popolazioni nel mondo no.

Scegliamo con etica ed equità perché la rivoluzione passa anche, e soprattutto, dalla forchetta e dalle nostre scelte individuali.

“Se non impariamo a riconoscere il collegamento tra i pasti quotidiani e il disagio culturale, la nostra specie è destinata inevitabilmente a non sopravvivere. La risposta si trova nei nostri piatti e da lì si estende ai recinti del bestiame, ai macelli, ai laboratori di ricerca, ai rodei, ai circhi, alle piste da corsa, agli zoo, alle zone di caccia e di pesca, alle trappole e alle prigioni, ai ghetti, alle guerre, al complesso militare-industriale e alla nostra continua violenza e distruzione del mondo vivente”. (Will Tuttle, Cibo per la pace)

Grazie per avermi letto fin qui! Se vuoi puoi condividere l’articolo con le persone che sono interessante a questo argomento!

Aspettiamo le foto dei vostri cocktail di gamberetti vegani!

Tiziana Caretti