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Vagnello in umido… ma che cosa vuol dire?
Anche oggi l’articolo sarà diverso dal solito. Troverai la ricetta del Vagnello in Umido (tra poco ti racconto di cosa si tratta) e la seconda parte della nostra storia ispirata alla Via Crucis con protagonisti insoliti.
Potrai sia leggere l’articolo che ascoltarlo in formato audio.
La storia è pubblicata in 3 volte diverse:
1° parte: Piccione Pasquale nell’orto del Getsemani
2° parte: Maiale sale al Monte Calvario (in questo articolo)
3° parte: Ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo (in questo articolo)
Buona lettura/ascolto!
Audio 2° parte
Audio 3° parte
LA VIA CRUCIS DEGLI ANIMALI
II STAZIONE DELLA VIA CRUCIS: GESÙ RICEVE SULLE SPALLE LA CROCE
Dove eravamo rimasti con la nostra storia? Eravamo a picciona che riprese il volo e, mentre volava, vide da lontano un maiale che, uscito dal tribunale di Gerusalemme, a fatica arrancava lungo la via che saliva al Monte Calvario.
“Ahi ahi ahi, che faticaccia! Proprio me dovevano scegliere? E pensare che la mia carne è quella che più somiglia alla carne umana (sarà mica per questo che oltre il 40% degli animali da carne allevati nel mondo siamo noi maiali?”.
Pensava così, tra sé e sé, maiale, mentre in salita trasportava una pesantissima croce di legno.
“Perché mi state facendo questo?”, chiese ai passanti, ma fecero tutti finta di non capire e continuarono a deriderlo mentre lui, sanguinante, procedeva con la croce in spalla.
“Casa tua sembra un porcile, ingordo come un maiale, è un porco schifoso, non si può fare una borsetta di seta con un orecchio di scrofa. Secondo i vostri standard umani ci vedete brutti… ma vi siete mai visti voi con gli occhi di un maiale? Neanche riuscite a vedervi belli tra di voi… Vi ricordate cosa diceva Montaigne? “Noi umani non ammiriamo ciò che non riusciamo a capire”… è proprio così!
Si ha l’impressione che il maiale simbolico sia arrivato a predominare culturalmente in quanto sempre meno persone vedono dei maiali vivi. Infatti, il maiale allo stato di natura è stato bandito dalla coscienza umana a mano a mano che si sono affermati gli immensi allevamenti industriali dove il maiale ha un unico scopo: produrre carne.
“Sapete cosa successe nel 1988 in Gran Bretagna? Due miei cugini Tamworth (la Tamworth è una delle più antiche razze di suini domestici) fuggirono dal camion che li stava trasportando al mattatoio, scavarono un cunicolo sotto un recinto, attraversarono a nuoto il fiume, si rifugiarono nella boscaglia e nessuno poté convincerli a uscirne. Per alcune persone fu la prima occasione per capire che un maiale non desidera morire. Ma non ci volevo molto per capirlo.
Non solo la nostra carne è molto simile a quella umana, ma anche le nostre grida quando veniamo uccisi nei mattatoi sono molto simili a quelle di un essere umano in pericolo. Ahhhh, se i mattatoi non avessero pareti… eppure continuano a sostenere che noi animali non umani non siamo intelligenti, nonostante anche la scienza stia provando il contrario.
Ma qual è il vero scopo di un maiale?”, si chiese maiale mentre la croce gli scivolò dalla schiena. A fatica si rialzò e continuò la salita, mentre i pensieri scorrevano veloci e i passanti continuavano a schernirlo.
“Se noi maiali esistiamo solo per fornire all’uomo carne, pelle o altri sottoprodotti derivati dal su corpo, allora non è necessario preoccuparsi se siamo felici, soddisfatti o viviamo bene. Se invece ammettiamo che noi suini abbiamo una vita emotiva, se volete considerarci più che carne, allora abbiamo altre ragioni di esistere, e dovete iniziare a chiedervi qualcosa di importante sul nostro punto di vista: che cosa rende felice un suino? Come accontentarlo? Quand’è che vive bene? Si dice che l’addomesticamento protegga gli animali come un tempo i sudisti sostenevano che la schiavitù proteggeva i neri.
Vi ricordate cosa diceva Jospeh Henry Lumpkin della Corte Suprema dell’Alabama? “Questi figli del sole perirebbero se messi a stretto contatto e in competizione con l’energica e industriosa popolazione a nordovest dell’Ohio”. Insomma, sarebbe come se oggi i genitori sostenessero che i diritti dei loro figli sono irrilevanti perché questi ultimi non esisterebbero se loro non li avessero messi al mondo.
Le leggi che regolano il trattamento dei maiali e di altri animali da fattoria esistono solo in base alla convinzione che noi animali non umani non siamo in grado di soffrire. Pensate che nel Regno Unito i box delle scrofe spesso erano così stretti che non riuscivano neppure a girarsi, alzarsi o distendersi. Insomma, considerate macchine per mettere al mondo carne da macello.
Negli allevamenti ci viene tolta ogni gioia di vivere. Siamo ingrassati fino all’immobilità, code amputate, denti estirpati, istinto naturale a investigare frustrato sul gelido pavimento in calcestruzzo, il desiderio di ordine annientato perché costretti a vivere in un recinto piccolissimo, il senso della pulizia distrutto dall’essere obbligati a orinare e defecare nello spazio dove dormiamo, cosa che in natura non faremmo mai.
Alcuni di noi sono talmente grassi che neanche riescono a rimanere in piedi sulle proprie zampe. I piccoli vengono allontanati dalle madri quando hanno due o tre settimane e messi in recinti nido, con sbarre metalliche e pavimento in cemento, dove nessuno se ne prende cura. Poi sono trasferiti in reparti di accrescimento e ingrasso e intorno ai sei mesi di età, quando raggiungono il peso di macellazione di centoquindici chili, vengono uccisi.
Non parliamo delle malattie che ci colpiscono a causa del sovraffollamento: artriti dovute all’immobilità, infezioni da salmonella, gastroenteriti epidemiche, parvovirosi suina, nevrosi, sindrome da stress suina o ipertermia maligna (che porta all’aumento della temperatura del corpo che conduce alla morte).
Voi umani in quanto a compassione e comprensione di strada ne dovete fare ancora tantissima. Questa per noi non è vita!

Babirussa (Maiale-Cervo) nella foresta pluviale del Sulawesi.
Insomma, qual è il nostro scopo? È semplicemente quello di essere un maiale, e un maiale è più felice quando fa quello per cui si è evoluto. Ma nella realtà siamo stati deprivati di tutte le nostre doti naturali. La nostra vita è stata distorta, snaturata, deformata e corrotta al di là di ogni immaginazione.
E siamo in tanti, eh! Maiale domestico, maiale selvatico, maiale selvatico asiatico… facciamo tutti parte della stessa famiglia, i suidi, che comprende anche il maiale barbuto, il facocero, il cinghiale nano e il babirussa. Il nostro progenitore è il cinghiale, ovvero il maiale selvatico eurasiatico, tra i mammiferi terrestri più diffusi, anche se ormai in alcune zone del mondo si è estinto a causa della caccia.
Date per scontato che voi esseri umani meritiate la libertà: libertà dall’oppressione, libertà di diventare qualsiasi cosa vogliate. Noi vorremmo solo tornare ad essere selvatici e smettere di essere messi in croce…”
Mentre proferiva queste parole, maiale vide la cima del Monte Calvario e tre croci che si stagliavano contro l’orizzonte. Su due delle croci vide agnello e capretto e immaginò quale sarebbe stata la sua fine anche questa volta. La stessa fine che 57.400 maiali fanno ogni giorno, ogni singolo giorno, solo in Italia.
Era a mezzogiorno e fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Sulle tre croci erano già stati issati Agnello, Capretto e Maiale e la loro ora era vicina.
XII STAZIONE DELLA VIA CRUCIS: GESÙ MUORE IN CROCE
“Perché ci fate questo?”, urlarono in coro i tre animali. Nessuno li capì, o fecero finta di non capire. Ridevano sentendo belati e grugniti. “Tanto sono animali, non sono dotati di linguaggio!”. “Tanto sono animali, non soffrono!”. “Tanto sono animali, sono stupidi!”.
Per fortuna l’inutile attività umana di misurare costantemente l’intelligenza di altri individui o animali comincia a cedere il passo a una concezione più sensibile, secondo la quale ogni animale è intelligente quanto necessita per sopravvivere in questo mondo.
Con un filo di voce, agnello provò a dire: “Diverso non significa necessariamente inferiore… e dovremmo essere cauti quando confrontiamo l’intelligenza di specie differenti. Io volevo solo stare con la mia mamma… chissà dove sarà adesso!
E pensare che se mi chiamano per nome rispondo proprio come un cane. Eppure nessuno nel mondo occidentale si sognerebbe di mangiare un cucciolo di cane. E so anche comprendere il significato delle espressioni facciali più o meno come voi umani, perché siamo dotati di un certo livello di consapevolezza. Arrivo a riconoscere almeno cinquanta individui diversi e possiamo anche guardare la televisione!
Sai cosa fanno alcuni allevatori con noi agnelli particolarmente intelligenti quando riusciamo ad aprire un chiavistello di un cancello? Questi maledetti hanno paura che noi possiamo insegnare agli altri agnelli a farlo. Allora ci sparano, così non possiamo mostrare alle altre come si fa. Allora lo sanno che siamo intelligenti!
L’insigne neuroscienziato Jaak Panksepp della Bowling Green State University dice:
“Esistono prove schiaccianti che altri mammiferi possiedono molti dei nostri circuiti emotivi di base. Questa evidenza è ormai indiscutibile: in sostanza, a livello emotivo tutti i mammiferi sono notevolmente simili.”
Verso le tre, Agnello gridò a gran voce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Udendo questo, uno dei presenti corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: “Lascia! Vediamo se Dio viene a salvarlo!”. Ma Agnello di nuovo gridò a gran voce e spirò.
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.
Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia ad Agnello, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era Figlio di Dio!”.
Questi animali sembra possano sopportare il dolore con una tale resistenza che ci induce a credere questa specie diversa da noi. Ma in qualche modo sappiamo quanto sia profondamente vulnerabile, altrimenti non useremmo l’espressione Agnus Dei, agnello di Dio, in riferimento a Gesù Cristo.
“Ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”(Gv, 1,29).
Una delle ragioni per cui usiamo queste parole è che riconosciamo l’innocenza dell’animale, e sappiamo che un agnello non rappresenta una minaccia per nessuno. Eppure viene ucciso.
La formula “agnello di Dio” s’ispira anche al grande amore della pecora per il proprio piccolo, cosa che, fatta eccezione per questa stessa espressione, non viene riconosciuta. La Bibbia è piena di riferimenti alla pecola, come animale simbolico (Dio è definito “Buon Pastore”) e come animale sacrificale.
Ogni anno in Italia sono macellati oltre 2 milioni di agnelli, 375 mila solo a ridosso delle festività pasquali. Gli agnelli vengono strappati alla madre quando hanno un solo mese di vita e sono uccisi per la loro carne, perché mangiarla è ancora considerata una tradizione. (Essere Animali)
Dedichiamo questa Pasqua a tutti questi animali immolati sul triste altare moderno che è il barbecue, in nome di una tradizione che non ha più senso di esistere.
Le tradizioni, come dicevamo, sono bellissime perché ci uniscono come comunità. Ma le tradizioni cambiano e devono cambiare, altrimenti non c’è evoluzione come comunità. Possiamo continuare a chiamare Gesì Cristo Agnello di Dio in maniera simbolica senza per forza dover far fare una fine tragica agli agnelli e risparmiare tantissima sofferenza.
Non è forse arrivato il momento di smetterla di mettere in croce così tanti cristi? Non abbiamo forse già imparato la lezione?
La devastazione naturale e culturale che stiamo vivendo è senza pari, come ci hanno detto gli amici animali di queste storie. Ma ci hanno anche ricordato che non tutto è ancora perduto.
L’opportunità di invertire la rotta con il nostro atteggiamento nei confronti del pianeta è anche la nostra opportunità in qualità di sapiens di non essere abbandonati a una solitudine di specie.
Siamo alla continua ricerca di un’intelligenza extraterrestre. Ma gli animali, come i piccioni, i maiali e gli agnelli sono qui, tra noi, accanto a noi, ci parlano e chiedono di essere ascoltati. Tutti noi, animali umani e non, soffriamo di perdita di habitat ma gli animali soffrono ulteriormente a furia dello sfruttamento a cui li sottoponiamo, sia in pace che in guerra. Ma in un mondo a misura di homo sapiens sapiens, noi possiamo scegliere e con consapevolezza agire, ma cosa possono fare gli animali, se neanche è data loro la possibilità di fuggire, chiusi a miliardi negli allevamenti intensivi?
Nel libro Cibo per la Pace di Will Tuttle troviamo queste parole:
“Se non impariamo a riconoscere il collegamento tra i pasti quotidiani e il disagio culturale, la nostra specie è destinata inevitabilmente a non sopravvivere. La risposta si trova nei nostri piatti e da lì si estende ai recinti del bestiame, ai macelli, ai laboratori di ricerca, ai rodei, ai circhi, alle piste da corsa, agli zoo, alle zone di caccia e di pesca, alle trappole e alle prigioni, ai ghetti, alle guerre, al complesso militare-industriale e alla nostra continua violenza e distruzione del mondo vivente”.
Come diceva piccione, non tutto è ancora perduto. Cominciamo dal piatto, è quello che noi riusciamo a fare e che nel nostro piccolo possiamo fare.
Cominciamo da una colomba senza uova, latte e burro. Da uno spiedone senza carne. Da un cristo che non viene appeso ad una croce.
Forse è arrivato il momento di creare nuove narrazioni che devono parlare di nascita e rinascita non solo per noi ma per tutti gli esseri viventi, per evitare che tutti gli animali vengano messi in croce e che diventino ben presto solo un lontano ricordo.
Vogliamo augurarvi una Pasqua di vera Pace, che cominci dal vostro piatto e che si espanda come un domino a tutti gli aspetti della vita e della società. Grazie per averci seguito in queste storie Pasquali, dove insieme abbiamo potuto apprendere un po’ di più su quello che è il mondo animale, con la consapevolezza che non smetteremo mai di imparare nozioni nuove su un mondo, ovvero quello animale e vegetale, che ancora è “alieno” per noi homo sapiens sapiens.
Grazie per averci seguito in queste storie e complimenti a tutti voi che avete cucinato con amore e passione i piatti vegani che vi abbiamo proposto nei corsi e che con coraggio li avete proposti ai vostri amici e parenti.
Che la rivoluzione vegan sia con noi!
Amen!
VAGNELLO IN UMIDO: DI COSA SI TRATTA?
Oggi vedremo insieme come effettuare una preparazione in umido in stile vegan.
Cercheremo di replicare l’effetto di quello che è l’agnello in umido lasciando in pace questi poveri bimbi che ogni anno vengono sgozzati a milioni. Si stima la morte di circa 2 milioni di agnelli morti ogni anno, di cui circa 370 mila solo a ridosso della Pasqua.
Gli agnelli vengono strappati alla madre quando hanno un solo mese di vita e sono uccisi per la loro carne, perché mangiarla è ancora considerata una tradizione. La loro sofferenza è indubbia, ma le nostre scelte invece possono essere messe in discussione. (Essere Animali, Basta Agnelli Uccisi a Pasqua)
Come dicevo nella storia di oggi, capiamo che le tradizioni siano un forte evento che tiene unito un popolo. Ma siamo nel 2023 ed sarebbe arrivato il momento di dire basta all’uccisione di essere viventi in nome della tradizione. Queste tradizioni possono tranquillamente essere cambiate, altrimenti in nome della tradizione potremmo continuare a
giustificare infanticidio, razzismo, maltrattamento dei bambini, la schiavitù e molte altre pratiche che hanno origini lontanissime ma che molti preferirebbero vedere estinte, a dispetto della loro venerabile storia. (Jeffrey Moussaieff Masson, Il maiale che cantava alla luna)
Anche oggi verrà in nostro aiuto il testurizzato di soia, che ci permetterà di avere delle prestazioni senza pari nell’effetto finale del nostro Vagnello in umido e conquisteremo così tutti gli ospiti anche a Pasqua (sì, anche i parenti).
COTTURA IN UMIDO
La cottura in umido è una tecnica antichissima, usata da millenni in tutto il mondo. Perché è un sistema pratico ed economico e ci garantisce dei gusti importanti. Questo perché bagniamo con un liquido aromatizzato e cuociamo per tanto tempo un prodotto.
Utilizzando la pentola di ghisa, in passato cosa succedeva: tu mettevi la carne all’interno di questa pentola, la lasciavi cuocere a bassissima fiamma per tanto tempo, di solito la mattina per la sera, e in questo modo arrivavi a cena con il piatto già pronto.
Una caratteristica da tenere a mente quando facciamo una cottura in umido è quella di avere abbondante liquido. Se vogliamo portare in tavola una cottura in umido nel periodo primaverile, io preferisco aggiungere delle note fresche come il pepe timut e i capperi.
RICETTA DEL VAGNELLO IN UMIDO: INGREDIENTI
INGREDIENTI VAGNELLO IN UMIDO
200 g di testurizzato in bistecchine che diventano circa 600g cotto
50 g tamari per marinare il testurizzato (salsa di soia o ceci o lenticchie)
q.b. farina per infarinare il testurizzato
50 g olio di girasole deodorato o olio evo
2 cipolle bionde a cubettini
2 carote a cubettini
1 spicchio d’aglio
40 g concentrato di pomodoro
300 g vino rosso (buono)
650 g brodo di verdure
20 grani pepe timut (pepe agrumato)
4 chiodi di garofano
6 bacche di ginepro
2 rametti di rosmarino
qualche foglia di salvia
4 foglie alloro
30 g capperi dissalati (no quelli sotto aceto)
q.b. sale
PROCEDIMENTO
Cuocere le bistecche di soia in acqua salata per corca 10 minuti. Strizzarle e tagliarle a metà. Marinarle con la salsa di soia per almeno 1 ora poi infarinarle.
Soffriggere il trito di verdure per 10 minuti con una fiamma media e del sale. Aggiungere il concentrato di pomodoro. Far soffriggere anche quello per 3-4 minuti.
Aggiungere le bistecchine infarinate. Farle dorare per qualche minuto, aggiungendo del sale. Bagnare con il vino rosso. Lasciar evaporare della metà. Bagnare con il brodo fino a coprire ed aggiungere anche le spezie e gli aromi.
Quando bolle mettere la fiamma al minimo e lasciar cuocere con il coperchio per circa 1 ora (o anche di più se lo si desidera). Passata un ora, aggiungere i capperi e lasciar cuocere altri 5 minuti. Togliere le spezie e gli aromi e servire magari con del purè o della polenta.
Attenzione: la pentola in ghisa non ha bisogno di usare fiamme potenti, anzi quando entra in temperatura puoi tranquillamente usare una fiamma medio bassa. Non hai bisogno di usare lo spargi fiamma perché è bella spessa anche se la metti a contatto con la fiamma diretta (si può usare direttamente sulla brace). Ricordati di sciacquare e asciugare subito la pentola, altrimenti va ritrattata con l’olio.
CORSI DI CUCINA DEDICATI ALLA PASQUA
Ti lascio qui di seguito i corsi di cucina della nostra scuola dedicati al periodo pasquale. Saranno in offerta ancora per pochissimi giorni. Cliccando sui link qui sotto troverai tutti i dettagli dei corsi (prenditi qualche minuto per leggerli e capire se il corso fa per te).
COLOMBA ARTIGIANALE VEGAN
QUATTRO PORTATE PASQUA – VOL. 4
OVETTI DI CIOCCOLATO VEGAN
CONCLUSIONI
Ti do appuntamento alla prossima settimana con la terza parte delle Storie della Via Crucis con altri protagonisti.
Se vuoi approfondire le tematiche che ho trattato nelle storie, clicca qui per vedere i libri da cui ho tratto le informazioni sugli animali protagonisti della nostra Via Crucis:
Giorgio Bergamino e Gianni Palitta, Animali in Guerra. Sui campi di battaglia, al servizio degli eserciti. Cavalli, cani, elefanti e molti altri animali, Genova, Altergraf, 2021
Jeffrey Moussaieff Masson, Il maiale che cantava alla luna, Milano, Il Saggiatore, 2014
Grazie per avermi letto fin qui! Se vuoi puoi condividere l’articolo con le persone che sono interessante a questo argomento!
Ti aspettiamo in aula virtuale!
Tiziana Caretti
[…] 2° parte: Maiale sale al Monte Calvario […]
Cucina e chef Davide meravigliosi! Grazie!