Tempeh alla pizzaiola. Ingredienti semplici e pronto in poco tempo. Vediamo come prepararlo!

tempeh alla pizzaiola 1 ricetta per te

Ma prima, ti ricordo che abbiamo messo a disposizione un percorso gratuito dalla nostra scuola di cucina dedicato al tempeh in crosta di patate: un secondo piatto vegan sfiziosissimo che potrai proporre ai tuoi ospiti.

Iscriviti subito al prossimo webinar live gratuito del 26/06 ore 20.30:

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tempeh in crosta di patate webinar

Ma torniamo al nostro tempeh alla pizzaiola. Partiamo!

COSA VUOL DIRE TEMPEH?

Il tempeh è un ingrediente dal gusto unico e dai valori nutrizionali preziosi della cucina asiatica, da decenni ormai prodotto anche in Italia.

È originario dell’Indonesia, molto probabilmente di Java, e sembra sia stato scoperto addirittura migliaia di anni fa (ma anche qui è difficile stabilirlo con certezza). L’origine del tempeh non può essere separata dall’origine del fungo che viene usato per la fermentazione. Si tratta di un micelio che cresce sul legno di Taek o sulle foglie dell’ibisco, foglie che i giavanesi spesso usano per avvolgere i cibi. Infatti, nel tempeh tradizionale viene usata una foglia ricoperta di micelio (usar) invece del ragi che si acquista in negozio.

Originariamente, la soia che si usava per il tempeh era quella nera, nativa di Giava, sostituita poi da quella gialla/bianca con l’arrivo dell’industria alimentare sull’isola.

In Italia abbiamo la fortuna di trovarlo già pronto con diversi legumi (soia, ceci, piselli, fagioli dall’occhio). Ma potete sbizzarrirvi e produrlo in casa se avete tempo e pazienza (attenzione però alla gestione del micelio!). Come ti insegno nel prossimo webinar live gratuito, CLICCA QUI PER ISCRIVERTI.

tempeh scaloppato alla pizzaiola in crosta di patate

Che cosa vuol dire tempeh? Sembra che la parola derivi dalla parola tumpi in giavanese antico, ovvero un cibo biancastro fatto con pastella fritta (di sago – amido – o  amido di riso) che assomiglia al rempeyek (che sono dei particolari crackers indonesiani). Lo storico Denys Lombard ipotizza che la parola possa essere legata al termine tape o tapai che significa fermentazione.

Come viene prodotto? Si parte dai fagioli di soia che vanno decorticati. La lavorazione principale del tempeh è la fermentazione attraverso lo starter di fermentazione Rhizopus oligosporus or Rhizopus oryzae. Viene lasciato fermentare fino a 48 ore ad una temperatura di circa 30°. Attenzione a non eccedere nella fermentazione perché finireste per buttare il prodotto.

Esistono diverse varietà di tempeh e tantissimi modi per cucinarlo. Anche qui, possiamo sbizzarrirci e acquistarne o farne in casa con legumi diversi, così da variare sempre il più possibile i nostri pasti. Anche se la morte sua rimane sempre e comunque la frittura (al ristorante spesso proponevamo fettine di tempeh fritto come si deve, con salsine speciali e contorni: sempre un grande successo) o la glassatura.

5 PROBLEMI CON I SECONDI VEGANI. CAPIAMOLI.

Prima di passare alla ricetta, ricapitoliamo i principali problemi di questi piatti che una persona, sia che cucina in un ristorante sia a casa, potrebbe trovare approcciandosi ai secondi piatti vegani.

  1. MANCANZA DI FAMILIARITÀ CON GLI INGREDIENTI
  2. CREARE PIATTI SODDISFACENTI E SAPORITI
  3. OTTENERE ABBASTANZA PROTEINE
  4. TROVARE RICETTE ADATTE
  5. FAR ASSAGGIARE PIATTI FAVOLOSI AI NOSTRI OSPITI

Qui ti spiego tutti questi punti:

La nostra soluzione è il nostro corso SECONDI PIATTI VEGANI Masterclass, che riaprirà le porte in occasione del webinar del 26/06. Quindi, se sei interessato, stai all’occhio!

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TEMPEH ALLA PIZZAIOLA

INGREDIENTI

300 g tempeh soia
20 g salsa shoyu
30 g olio extra vergine
40 g vino bianco
1 spicchio aglio
5-6 foglie basilico fresco
200 g pomodorini
200 g salsa pomodoro
q.b. sale
acqua se serve
40 g olive nere in salamoia
capperi dissalati per decoro

PROCEDIMENTO

Se non vedi il video YouTube qui sopra, CLICCA QUI

CONCLUSIONI

Non passa giorno senza che arrivi il solito commento di turno del tipo “non puoi chiamarlo così“. La nostra frustrazione in merito è altissima, ma sappiamo che questa è l’unica strada possibile (secondo noi). Prima o poi se ne faranno una ragione. Forse. Altrimenti cavolacci loro.

Anche perché non esiste nessuna legge che lo vieti. L’unico divieto al momento è quello sulle etichette se volete vendere un prodotto – ma questo vale solo per l’Italia. Qui in Svizzera, ad esempio, trovate spesso scritto Fish o Meat – o il nome del tipo di carne, di solito in tedesco. Ti mostro qualche esempio a caso qui di seguito di marchi svizzeri che producono surrogati di carne e pesce. Nessuno si scandalizza né si confonde.

Ah, e costano meno dei corrispettivi animali. Ah, e costano come in Italia, anzi alcuni anche meno (se avete idea di quale sia lo stipendio medio in Svizzera potrete capire quanto poco costino qui rispetto all’Italia). Fatti un giro qui (per lustrarti gli occhi o per fare un acquisto se sei in Svizzera): www.mrvegan.ch

Vi lascio con qualche consiglio di lettura, come sempre.

Che tu sia amante dei surrogati che si trovano al supermercato (fisico o online) o che tu sia amante, come me, del “mi cucino tutto in casa”, esplorare il mondo dei secondi piatti vegani ti porterà verso nuove esperienza gustative e culinarie. Non ci sono più scuse. Chi si forma si impegna per un futuro senza violenza né sfruttamento, questa è la nostra idea. E in aggiunta, potrai divertirti ai fornelli!

Ricordati di iscriverti al percorso gratuito, TEMPEH IN CROSTA DI PATATE!

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tempeh in crosta di patate webinar

Grazie per avermi letto fin qui! Se vuoi puoi condividere l’articolo con le persone che sono interessante a questo argomento!

Ti aspettiamo ai fornelli per dei secondi piatti vegani strepitosi!

Tiziana Caretti & Chef Davide Maffioli